Fine corso a Santadi
Telefono seduta stante a Giulio e per fortuna squilla, quindi quella porzione di mondo sperduta e raggiunta dalla civiltà!, mi risponde ansioso di sapere dov’ero, ma gli rigiro subito la domanda chiedendogli dove erano loro, ma soprattutto come ci si arrivava! A quel punto mi passa Giancarlo(direttore del corso di speleo carsica di Santadi, nonché grande conoscitore di quei luoghi), che mi spiega con grande semplicità la strada che avrei dovuto percorrere da li a poco. Ok tutto chiaro, direzione bosco di Pantaleo, caserma forestale girare a destra prima sbarra poi continuare fino alla seconda con lucchetto aperto, fino ad arrivare alle altre macchine... Mi ritrovo in un batter d’occhio al castello di acqua fredda di siliqua e incomincio a serpeggiare tra le curve anguste fino ad arrivare a Santadi! Qui cambio drasticamente stile di guida, e passo in modalità “leggere tutti i cartelli”, e per fortuna il bosco di Pantaleo è segnalato dai cartelli marroni!Attraverso Terresoli e continuo la strada fino a quando scorgo una costruzione in pietra… guardo dietro e ci sono parcheggiati dei mezzi verdi… vuoi vedere che è la caserma di cui mi hanno parlato poco fa… problema la deviazione era prima o dopo??? era a sinistra o a destra??? ma poco male ce ne soltanto una!!! Prendo la strada bianca e la percorro alla ricerca della fatidica sbarra alzata… emmm cavoli nessuna sbarra ma in compenso sono tornato al paese di Terresoli… ce qualcosa che non quadra! Guardo il telefono niente campo! Eppure 3 fa roaming su tim che dovrebbe prendere! Non mi dispero torno indietro ripercorrendo la strada alla metà della velocità guardando attentamente se avevo superato un eventuale svolta, ma nulla! Ritorno sull’asfalto e mi dirigo verso il centro abitato alla ricerca disperato di campo 3, ma a quanto pare 3 non ha pagato la bolletta e gli hanno staccato la corrente! Ormai sono da più di un’ora alla ricerca dei miei amici! Entro in un bar di Santadi e chiedo se hanno un telefono a scatti, la speranza scema alla risposta negativa ma si riprende subito quando mi indica un altro bar-tabacchi dove dovrebbe esserci il tanto cercato telefono! Mi avvio a piedi mentre incomincia a scendere una leggera pioggerella… trovo il bar e chiedo alla cortese cameriera se hanno un telefono a scatti! Si certo le attacco la linea… ok finalmente riesco a comunicare con gli altri… mi rispiegano la strada, e capisco i miei errori! Quella che avevo scambiato per una caserma forestale, era un avamposto di qualcosa… la caserma era soltanto 500metri più avanti, la svolta era subito dopo e soprattutto a destra!!! Appreso tutto ciò esco dal bar rincuorato, aveva iniziato a piovere e corro con passo deciso alla macchina, metto in moto e parto, arrivo alla costruzione in pietra e la supero poi dopo un paio di curve spunta su ambo i lati la caserma! Sulla destra un cartello bianco indica la mia strada e supero la tanto attesa sbarra alzata!!! Percorro la strada bianca che si inerpicava sulla montagna e la mia preoccupazione aumentava, il cielo si era incupito e la notte stava sopraggiungendo, la mia macchina saliva a volte con difficoltà x colpa delle ruote anteriori particolarmente usurate(ma anche il termine lisce calza benissimo), finalmente incontro una macchina! È una panda che va nel verso contrario al mio, rallento, la strada non è molto larga, guardo dentro e riconosco volti conosciuti erano gli allievi del corso di Santadi, gioia esplode nel mio viso, mi dicono che alla deviazione più avanti mi sta aspettando Giancarlo, parto rincuorato e dopo ben 4km scorgo tra la nebbia una sagoma umana. Era Giulio che mi aspettava con il casco in testa, mi fa dei segni con impazienza e dalle labra gli leggo MUOVITI!!! Mi sa che mi stavano aspettando da tanto!!! Supero la seconda sbarra che Giulio richiude subito dopo il mio passaggio, e ci addentriamo dentro una nebbia molto fitta… anche se secondo me più che nebbia era proprio nuvola! Bene arriviamo fino allo spiazzo dove tutti avevano lasciato la macchia. Giulio e Giancarlo escono dalla macchina e si avviano verso il campo, le loro sagome spariscono dopo pochi metri nella densa nebbia grigiastra, li seguo ma ormai non li vedo più, alzo lo sguardo e in lontananza si scorge una luce rossastra gli vado incontro e guarda un po, un fuoco marchiato Giulio, grandi tronchi incrociati fra loro alimentavano un grande fuoco che riscaldava i miei amici seduti a semicerchio che discutevano sulla speleologia in generale. Saluto tutti i presenti Valeria, Alessandro i tre del CAI, Gabriele, Marco e Paolo, e gli unici due corsisti venuti. Inauguriamo la serata con birra fresca e buon vino, incominciamo ad arrostire delle ottime braciole di pecora e a seguire della pancetta, poi un bel pezzo di maialetto! Giulio ci fa assaggiare la torta fatta da lui, in tutti i sensi, anche la ricetta era sua… ottima!!! Ormai è tardi la tenda è gia montata non resta che passarci la notte, cercando di riposare per riacquistare energie da spendere senza nessuna remora nell’ultima grotta del corso.La notte passa tra pioggerelle e piogge, e il mattino mi sveglio con la tenda sopra la testa?!? Ops mi sa che si è rotta la paleria!!! Allontano i teli dal mio viso e si sente uno scroscio e la tenda si rialza… vuoi vedere che ha NEVICATO! Apro senza indugio tutte le zip della tenda ed ecco che si apre a me un paesaggio quasi monocromatico particolarmente ricco di BIANCO!!! Erano scesi circa 5cm di grandine con chicchi pari a quelli del riso, scuoto un po la tenda che subito riacquista la sua forma originaria, mi metto le scarpe e scendo subito a prendere la mia fedele macchina fotografica!!! Dopo aver svegliato tutti quelli che avevano deciso di dormine in macchina faccio foto a go-go.Verso le 9:30 puntualissimi arrivano tutti i corsisti, anche loro stupiti da tanto biancore, qualcuno fa notare che il giorno dopo si torna al lavoro, che bisogna tornare a lavoro, e il rischio di rimanere bloccati su da una gelata, anche se poco probabile, non si era disposto a correrlo.Cosi piuttosto che chiamare a casa o utilizzare il 50 & 50 grazie all’aiuto del pubblico si fa lo switch di grotta e anziché andare a “Sa Arcada Manna De Su Casteddu” abbiamo ripiegato per “Su Benatzu”!!!Dopo aver smontato tutto il campo da noi precedentemente allestito, partiamo alla volta de Su Benatzu sito in Su Benatzu frazione di Santadi, durante il cammino non può mancare un pit-stop al bar per un risvegliate caffè e un rifocillante bicchiere d’acqua rigorosamente gassata.Parcheggiamo le macchine e incominciamo a vestirci, a passare cioè da persone comuni a comuni speleologi, non ce bisogno ti tutti gli attrezzi ma io come sempre preferisco avere tutto con me, cosi carico di tutta la ferraglia mi diverto ad imitare i mammutones, tanto per rallegrare il momento.Accendiamo gli elettrici e gli aceti e ci appropinquiamo all’ingresso della grotta, troviamo Giancarlo che sta apprendo i numerosi lucchetti posti per far desistere eventuali trafugatori di grotte, gli scatto alcune foto e poi facciamo entrare i futuri speleologi, che con il sorriso sulla faccia passano senza alcuna difficoltà la prima disarrampicatina proprio sull’ingresso.L’ambiente che incontriamo e molto caldo e non è assolutamente buio grazie alle tante feritoie sparse qua e la, le nostre lampade fendono il buio rivelandoci piccole parti delle pareti mentre le lampade ad acetilene diffondono la loro luce rossastra creando un atmosfera calda e meno ostile.Il serpente di luci si addentra nel cuore della grotta fino a venire inghiottito dalla morfologia della stessa, si scende fino ad arrivare alla “sala del tesoro”, qui Giancarlo si sofferma a spiegare il motivo del nome della sala, e dell'importanza della grotta.Infatti questa grotta era stata utilizzata dai nostri avi come abitazione, e questo lo si è dedotto dai tantissimi ritrovamenti fatti al suo interno(vasi, anfore ecc.), ora non più presenti, e dal marcato strato di cenere presente in molte parti della grotta, cenere che ha poi cambiato l'aspetto di determinate concrezioni portandole dal candido bianco ad una gradazione di nero.Il nostro cammino all'interno della grotta continua scendendo sempre più in profondità attraversando sale molto grandi e molto concrezionate fino ad arrivare ai laghetti, che in questi giorni dato il tempo particolarmente piovoso degli ultimi mesi, si trovavano ricolmi d'acqua, Giancarlo ad occhiometro parla di circa 6 metri in più del normale, infatti non riusciamo ad arrivare alle tanto nominate anfore.Ritorniamo sui nostri passi per pochi metri fino a dove avevamo lasciato i nostri zaini e ci rifocilliamo con un ottima frittura araba portato da Savina, a cui va tutta la mia ammirazione(non avevo mai mangiato una frittura araba in grotta!), continuiamo la degustazione a base di barrette di cioccolato e surrogati, e incominciamo l'esodo.Al ritorno facciamo una strada alternativa, che per mia gioia e ricca di concrezioni bellissime, e mi do allo scatto libero, cercando di contenermi poiché la batteria era quasi scarica, ma la frase “non mi accudinti s'ogusu” riecheggiava nella mia mente e nel mio viso!Alla fine usciamo tutti con il buon umore, anche per la presenza della luce del sole, e mentre torniamo alle macchine facciamo un po di scorta di legna, che Carlo si presta subito a ridurre ai minimi termini.Una volta cambiati e caricata la legna andiamo alla sede di Giancarlo per il solito spuntino post-grotta e dopo un abbondante bevuta di “luppolo fermentato” e una abbuffata di carne e delizie varie torniamo a casa contenti e con malincuore poiché il corso di Santadi è terminato.P.s. Si ringraziano tutti i corsisti che sono sempre usciti dalle grotte con le loro forze!!!