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30° Corso di introduzione alla Speleologia

Uscita a Nurachi (Dorgali)

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Uscita a Nurachi ( Dorgali )
09/07/2011Finalmente dopo oltre un anno dal primo invito riesco ad andare a vedere la famosa grotta di Nurachi, che tante soddisfazioni ha dato agli amici del CSAD ma che tante energie ha richiesto in cambio. Fino ad allora avevo avuto modo di vedere e lavorare solo sul rilievo, e tanti punti interrogativi mi erano venuti alla mente, vado in grotta quindi con la speranza che questa visita li fughi almeno in parte!. Siamo bel gruppetto ben assortito, Gianfranco, che mi farà da Cicerone lungo tutto il percorso, Cristiana, Luca e il giovane Pietro, una fresca speranza del gruppo di Dorgali. Luciano e Marinella ci raggiungeranno in grotta poco dopo.
L’avvicinamento è rapido e dopo pochi minuti siamo all’attacco del primo pozzetto, da subito mi rendo conto che stiamo entrando in un ambiente dominato da una dinamica di frana, parzialmente modellato dallo scorrimento dell’acqua del torrente che, nelle stagioni piovose, vi si butta all’interno. Questo però non sembra aver lavorato in maniera importante le pareti, piuttosto si riscontra come abbia spostato grossi volumi di materiale sciolto, modificando in più occasioni il passaggio. Questa situazione permane fino a poco prima dell’attacco del pozzo da 10 metri, finalmente incontriamo la roccia compatta, questa appare con evidenti segni di erosione da scorrimento ad indicare significativi passaggi d’acqua. Pochi istanti e ci troviamo all’inizio delle gallerie, non prima di aver superato la strettoia in corda che a discapito di quello che si dice non è così ostica, visto che anche una taglia non proprio Small come la mia passa senza problemi.
Dopo esserci messi le mute (la più grossa follia della mia vita, ho sofferto di caldo per tutta la grotta) affrontiamo le gallerie. La forma suggerisce una genesi freatica dominata da un sistema di fatturazione intenso che localmente da luogo a delle sale più o meno ampie. Il sistema ha subito diverse fasi, passando da condizioni freatiche a epifreatiche a vadose, possiamo infatti vedere come in alcuni tratti la galleria risulti essere parzialmente occlusa da grossi sistemi di concrezioni da gocciolamento, formatisi su un substrato di origine fluviale.
Osservando le concrezioni presenti nella volta della galleria, si può vedere come siano incastrate tra di esse elementi di origine vegetale ad indicare il livello raggiunto dall’acqua nei periodi di piena. È probabile che le acque vadano ad invadere queste gallerie non in condizioni di regime torrentizio e che non vi sia un rapido scorrimento delle acque. Infatti è possibile vedere come siano presenti diverse piccole eccentriche e altre forme particolarmente delicate che, in condizioni di moto turbolento, verrebbero immediatamente distrutte.
Finalmente ci raggiungono Luciano e Marinella, e la squadra cambia immediatamente, Luciano scappa via con Luca e Pietro per andare a vedere il livello idrico nell’attuale fronte esplorativo, noi proseguiamo con Marinella il nostro giro.
In questa zona della grotta sono presenti diverse porzioni della galleria fittamente concrezionate, con esempi molto particolari di vele e di concrezioni da gocciolamento che meritano di sicuro un approfondito studio.
Particolarmente interessante appare la sala Zarrone, per la presenza di un’enorme apporto di sedimenti fluviali di grosse dimensioni. Questi appaiono selezionati in funzione delle dimensioni e di chiara origine fluviale, il che fa pensare ad un apporto diretto dall’esterno. I ciottoli sono per lo più di origine calcarea, ma non mancano esemplari di origine basaltica, risultano essere molto allisciati e di forma sferica con un diametro che va da 3 a 6 cm, il tutto ad indicare un lungo percorso sul greto del fiume.
Finalmente arriviamo al tanto temuto lago, Gianfranco inizia a iperventilare per prepararsi psicologicamente al momento tanto temuto… per lui, e tanto ma tanto atteso da me e Cri, stavamo letteralmente crepando di caldo!
Superato il lago la grotta cambia letteralmente, inizia un fitto sistema di vaschette molto sviluppato, si ripresentano in maniera interessante molte concrezioni da gocciolamento, in particolar modo canule con lunghezze che talvolta raggiungono anche il metro di lunghezza. Qui la grotta si dirama, per questo primo sopraluogo noi ci dirigiamo verso il ramo del sifone, che si conclude con una bella e ampia sala impreziosita da un’interessante colata e da diverse canule.
Dopo aver fatto il punto della situazione ci dirigiamo verso l’uscita, dove recuperiamo Marinella, rimasta in attesa prima del sifone per evitare di bagnarsi, e nel giro di una mezz’ora siamo alla prima corda, dove ci raggiungono un raggiante Luciano, seguito da Pietro. Loro si sono diretti verso l’altro ramo e dopo una semplice disostruzione sono passati oltre il limite esplorativo attuale, trovando una nuova galleria, ma, per problemi di tempo, non l’hanno potuta esplorare.
All’uscita qualche birra fresca ci aiuta a fare due conti sulle potenzialità di questa grotta, a mio avviso decisamente interessanti sia per le dimensioni che per lo sviluppo delle gallerie. Spero di rimettere il naso
dentro questa grotta il prima possibile, per ora mi dedico a cercare di capirne bene il funzionamento e l’interazione tra di essa e le litologie.
Marcello Vargiu
Per la relazione sull’uscita in questa grotta, vi riporto per intero quella scritta da Marcello perché è completa e ben spiegata.
Posso raccontarvi che come esperienza è stata molto bella, e spero di tornarci presto.
Ci sono concrezioni bellissime e davvero particolari, il percorso è interessante e sembra ci sia ancora parecchio da scoprire.
Per l’ingresso è necessaria attrezzatura completa, i pozzetti sono già armati, attualmente, ci sono tre piccoli salti di circa 3-4 metri e un salto da circa 10 metri con un breve passaggio in strettoia, che mette un pochetto in difficoltà soprattutto in risalita.
Per percorrere le condotte, benché alcuni tratti presentino pozze d’acqua, si consiglia solo tuta e sottotuta, ci si bagna sino al collo solo al cosiddetto laghetto, per un brevissimo tratto. Questo almeno in fase di magra. La muta si consiglia solo in caso di presenza d’acqua un po’ più elevata, perché si rischia di morire di caldo.
Il percorso risulta maggiormente allagato nel ramo esplorativo attuale.

Cristiana

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