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Itinerari Ipogeici cagliaritani Stampa E-mail
Scritto da franco   
Domenica 08 Febbraio 2009 23:12

Dal Novembre del 2000 il Gruppo Speleologico Centro Studi Ipogei SPECUS gestisce, per conto dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari, il servizio di visite guidate presso l’Anfiteatro romano, ivi compresa la visita dei percorsi sotterranei esistenti nell’area archeologica.

Nel corso della gestione, lo SPECUS, in accordo con l’Assessorato alla Cultura, ha provveduto ad ampliare tale servizio proponendo la riapertura al pubblico di alcune importanti cavità artificiali, realizzate in diverse epoche, presenti nelle vicinanze dell’Anfiteatro. 

L’iniziativa, denominata “Itinerari Ipogeici Cagliaritani” , ha permesso la realizzazione di un unico percorso guidato attraverso siti assimilabili per periodo storico e archeologico.Tale percorso, che si snoda tra gallerie e cavità sotterranee, ricco di importanti testimonianze dell’ingegno e della capacità di adattamento degli uomini nel corso della nostra storia, permette ai visitatori di fruire dell’eredità di un patrimonio storico-culturale di inestimabile valore. 

L’itinerario ha inizio dalla Cavità che si trova nella via Vittorio Veneto, all’altezza del numero civico 40. L’ampio ingresso è interamente obliterato da un doppio muro in pietra, costruito durante l’ultimo conflitto mondiale, in cui sono state ricavate le porte di accesso alla cavità.Di forma irregolare, la Cavità ha un perimetro di circa 150 metri ed uno sviluppo interno di circa 600 metri quadri. All’interno della Cavità, sorta presumibilmente in epoca romana per l’estrazione della pietra calcarea (tramezzario), furono risparmiati, durante le fasi di scavo nella roccia, cinque tozzi pilastri a base quadrata al fine di conferire solidità alla volta ed evitare crolli.Nel 1943, durante il II conflitto mondiale, la Cavità fu utilizzata come rifugio contro i bombardamenti. Terminata la guerra, la Cavità diede, per qualche tempo, asilo provvisorio a quegli sfollati che, al loro rientro a Cagliari, avevano trovato le loro case distrutte. 

Da via Vittorio Veneto si prosegue a piedi lungo le scalinate della via Oslavia per raggiungere la via Don Bosco. Qui, all’altezza dell’attuale clinica oculistica Maria Ausiliatrice, si apre sul marciapiede opposto, l’ingresso di una lunga galleria utilizzata anch’essa come rifugio di guerra.“La galleria rifugio di Via Don Bosco” si sviluppa per circa 180 metri, lungo un asse parallelo ed equidistante dal viale Merello e dal viale Fra Ignazio. L’ingresso principale era sulla via Don Bosco, ma alcune gallerie laterali, trasversali rispetto all’asse principale del rifugio, e mediamente lunghe qualche decina di metri, consentivano di accedere al rifugio anche da altri ingressi posti in cortili privati di vie attigue. La galleria non nacque come rifugio di guerra durante la seconda guerra mondiale, ma si presume facesse parte di una articolata serie di percorsi sotterranei, ancora esistenti, distribuiti lungo tutto il versante nord della città, dai bastioni di Buoncammino all’area del ex mercato di via Pola, e che furono probabilmente realizzati dai Piemontesi, all’esterno delle mura, intorno al 1700, per scopi militari: forse come vie di fuga o gallerie di contromina. Alla fine della seconda guerra mondiale la galleria venne dimenticata, ed i vari ingressi, compreso quello principale sulla via Don Bosco, furono murati. Ciò ha consentito di farla pervenire quasi integra fino ai giorni nostri. Attualmente lo sbocco di questa galleria, chiuso da un solido muro, si trova nell’area dell’Orto dei Cappuccini.E’ nelle intenzioni del Comune di Cagliari provvedere nel più breve tempo possibile alla sua apertura per consentire l’accesso diretto all’Orto anche attraverso questa galleria. 

L’itinerario sotterraneo prosegue con la visita all’Orto dei Cappuccini, il cui ingresso principale attuale è ubicato alla fine del vico I Merello. La storia del convento risale al 1595, quando un primo nucleo di frati Cappuccini fondarono, sulla collina ad ovest dell’Anfiteatro romano, il loro primo convento sardo.Il Convento possedeva una vasta estensione di terreno adibita ad orto per la coltura delle piante officinali, ed inoltre nei loro terreni, sorgevano alcune antiche cisterne di epoca romana.Una di queste cisterne, conosciuta con il nome di Cisternone di Vittorio Emanuele, situata all’interno dell’orto, è aperta alle visite guidate dal Gruppo SPECUS. Il Padre Cappuccino Giorgio Aleo, autore di una famosa “Storia Cronologica di Sardegna”, riferisce una notizia relativa alla pestilenza cagliaritana del 1656, ricorrenza per la quale a Cagliari si festeggia Sant’Efisio, che probabilmente riguarda il cisternone dell’Orto dei Cappuccini. L’Aleo scrive che negli ultimi giorni di maggio del 1656, la mortalità a Cagliari era diventata così elevata, che non vi erano “fossori” a sufficienza per seppellire i morti. Di fronte al crescente numero di cadaveri insepolti, il Magistrato di Sanità decise di farli “tumulare” in pozzi e cisterne. I morti del quartiere di Castello finirono  “in un antico cisternone vicino al convento dei Cappuccini”.La Cisterna è famosa anche per la presenza di un graffito paleocristiano, scoperto nel 1997 dall’archeologo Mauro Dadea.Nel 1866 il Convento venne espropriato dallo Stato, per essere adibito a casa di riposo per anziani indigenti. Negli stessi anni il canonico Giovanni Spano riuscì a recuperare i finanziamenti per lo scavo dell’Anfiteatro. Oltre all’arena, fece liberare completamente dalla terra un condotto sotterraneo, lungo circa 95 metri, pertinente ad un acquedotto romano.Attraverso questo condotto, che termina a circa otto metri dalla base del Cisternone romano, si prevede di poter accedere, in un prossimo futuro, all’area sotterranea dell’Anfiteatro romano, regolarmente aperta al pubblico, caratterizzata da lunghi corridoi scavati nella roccia e da ambienti ipogeici aventi diverse funzioni.  

Per informazioni http://www.anfiteatroromano.it/

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 18 Febbraio 2009 11:18
 


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